25 anni fa, il 15 giugno 1994 usciva nelle sale il primo film animato della Disney che raccontava una storia inedita: Il Re Leone (The Lion King).
Il re leone ottenne due Oscar per la sua realizzazione nella musica e il Golden Globe per il miglior film commedia o musicale. Dopotutto le sue canzoni, con una colonna sonora originale di Hans Zimmer (idolo solo per aver composto le musiche per Batman Begins), furono scritte dal compositore Elton John alias Rocketman di quest tempi (che qui abbiamo citato per essere “il figlio d’arte” di Liberace) e il paroliere Tim Rice (lo trovate sempre qui con uno dei suoi più famosi successi: Jesus Christ Superstar ).
Trama e Personaggi
La trama de Il Re Leone penso ce la ricordiamo tutti: Simba (traduzione Swahili per “leone” ) è un giovane leone che succederà a suo padre, Mufasa, come Re delle Terre del Branco (Prideland); tuttavia, lo zio paterno di Simba, Scar, dopo aver ucciso il proprio fratello, manipola il piccolo Simba che fugge in esilio. Viene adottato da Timon e Pumbaa (un suricata e un facocero) che gli insegnano il motto “Hakuna Matata” (senza pensieri): uno stile di vita che penso tutti vorremmo adottare. Ormai adulto, insieme a Nala ritorna ad affrontare lo zio Scar e porre fine alla sua tirannia. Simba riprenderà il suo posto nel Circolo della Vita come re legittimo e lo zio finisce in pasto alle iene perchè a spadroneggiare in un film Disney si fa una brutta fine!
Lo sviluppo di The Lion King è iniziato nel 1988 e ha cambiato forma molte volte. Due aspetti fondamentali furono la scelta della forma musical e della sceneggiatura finale ispirata dalle storie di Giuseppe e Mosè dalla Bibbia e dall’Amleto di William Shakespeare. Possiamo quindi dire che Simba sta a Jax come Clay sta a Scar (ovviamente mi riferisco ai personaggi di Sons of Anarchy).
The Lion King on Broadway
Il film incassò uno stonfo di soldi al botteghino e vinse un sacco di premi. Seguirono 2 sequel e una serie di progetti laterali. Voglio ricordare un videogame che potete trovare ormai online e che prima o poi riuscirò a finire, un remake in uscita qui ad Agosto che la Disney definisce “live action”, ma sopratutto il musical The Lion King on Broadway del 1997 diretto dalla mitica Julie Taymor. L’opera teatrale vinse ben sei Tony Awards, tra cui due particolarmente significativi: miglior regia (prima volta per una regista donna) e quello al miglior musical.
Nonostante si sia trasferito al Teatro di Minskoff nel 2006, è ancora in corso fino ad oggi a New York, diventando il terzo spettacolo più longevo e la più alta produzione di Broadway nella storia. Al Lyceum Theatre di Londra lo potete vedere tutt’ora! Io l’ho visto 2 volte, ma appena trovo l’occasione vado anche per la terza!!
Ma perchè The Lion King on Broadway è così apprezzato?
Beh prima di tutto immedesiamomoci nel deus ex machina Julie Taymor che a metà degli anni ’90 riceve l’incarico di lavorare sull’adattamento del film a musical.
Quando ha visto il film d’animazione della Disney e ha visto la fuga precipitosa che [spoiler!] uccide Mufasa, ha pensato: “Wow. That’s a challenge. That’s exciting.I want to not know how I’m going to do something at the beginning [of it].”
Effettivamente, come fai a far diventare degli animali in 2d che si muovono in ampi paesaggi, degli esseri umani credibili in 3d che abitano un palco chiuso su 3 lati? Julie ha sempre lavorato in teatro e sperimentato con qualsiasi tipo di tecnica: ombre cinesi, marionette, burattini, pupazzi. E la Disney la chiamò proprio per questa sua propensione a tradurre concretamente storie simboliche.
Per prima cosa la storia che nel film dura 27 minuti è stata adattata per uno spettacolo; il che significa aggiungere scene e canzoni fornendo una struttura narrativa e una introspezione dei personaggi maggiore. Uno su tutti il personaggio di Nala che fugge in esilio dopo che Scar tenta di farla diventare la sua compagna.
C’è da sottolineare il fatto che 20 anni fa, prima di Obama e di Hamilton, i ruoli per le le persone di colore nello showbiz non erano né numerosi, né centrali e spesso neppure positivi. Un intero cast afroamericano e uno spettacolo che celebra l’Africa è stato un bel passo avanti. Prima di Wakanda e Black Panther di Stan Lee, c’è stato il Re Leone. Infatti, in tempi non sospetti, la storia in teatro acquista un significato politico.
Non solo seguiamo la storia di Simba attraverso il suo ingresso nell’età adulta e nel Cerchio della Vita, ma il musical ci offre anche una poetica riflessione sull’identità individuale e di comunità, sul concetto di tradizione e radici che vengono in maniera violenta alterate da Scar e ripristinate secondo l’ordine naturale e spirituale da Simba e Nala che per parte della loro vita vivranno come rifugiati. Ogni Paese in cui il musical de Il re Leone è stato esportato ha fatto propri questi temi; un esempio significativo è quando in Sud Africa dopo l’apartheid Timon e Pumbaa sono stati impersonati da un attore bianco e uno nero.
Soluzioni visionarie
Ma passiamo all’aspetto che rende il musical de Il Re Leone così speciale: la risoluzione visiva della narrazione.
The Lion King on Broadway
I personaggi
Nel film tutti gli animali hanno una incredibile espressività umana ed è questa caratteristica che li rende così identificabili. Mettere una maschera sul volto di una attore avrebbe significato togliere quella umanità e quell’empatia. Quindi Julie usò una tecnica che aveva già usato prima, in una messa in scena di Edvus Rex di Stravinsky, ma qui applicata con uno scopo diverso: le maschere in cima alla testa degli attori. “Creerò la testa di questo animale per mostrare l’essenza di chi è Scar, ma lascierò che la sua personalità entri nell’attore sotto la maschera“.
La savana
Sarebbe stato inutile tentare di nascondere i meccanismi che avrebbero dovuto muovere tutti gli animali che compaiono nella storia. E non si tratta di animaletti, ma elefanti e giraffe!
“The challenge was to take this epic film, to finds its essence, and to make it theatre. I wanted audiences to take a leap of faith and imagination right from the start. Stage mechanics would be visible, the audience, given the hint or suggestion of an idea, would be ready to fill in the lines, to take it the rest of the way. They’d be participants in the entire event” (La sfida era prendere questo film epico, ritrovarne l’essenza e renderlo teatro. Volevo che il pubblico facesse un salto di fede e immaginazione fin dall’inizio. La meccanica di scena sarebbe stata visibile, il pubblico, dato il suggerimento o l’indizio di un’idea, sarebbe stato pronto a riempire le linee, avrebbe aggiunto ciò che mancava. Sarebbero stati partecipanti dell’intero evento).
“Il re è nudo”. Una volta che i meccanismi del teatro vengono esposti, sta allo spettatore servirsi dell’immaginazione per sovrapporvi il film. Ed è questo gioco in cui lo spettatore sorride per l’inventiva con cui la regia ha risolto la trasposizione del film che è il vero elemento magico del musical. Insieme ovviamente alle spettacolari performance canore degli attori e alle musiche che tutti conosciamo e integrate dai canti Zulu del compositore Lebo M che ci portano proprio lì: nelle Terre del Branco.
#lionkingdom
#lionkingmusical
Stupendo! Adoro la Taymor sia come regista cinematografica sia come regista teatrale. E’ sempre riuscita con trovate atipiche, folli ma ben pensate a creare lavori originali e particolari, dando alla sua opera un tocco in più che in pochi riuscirebbero a fare.
Julie è una dei miei idoli quindi non ti so dire quanto mi faccia piacere leggere questo tuo commento!!!! Sottoscrivo tutto quello che hai detto ^.^
Inizialmente non mi e piaciuto, una Macedonia di saggezza afro cino aliene innaffiate di saccarosio e lacrimuccia finale. Rivisto qualche anno dopo, mi ha dato sensazioni diverse , e ogni tanto lo rivedo con mio nipote..😉
Effettivamente non si può sperare troppo in un carone Disney, però é stata la prima volta che si sono cimentate con una scenggiatura originale…poteva andare peggio! LOL Io amo la versione musical dal vivo..tuo nipote darebbe di matto ^.^ Io i miei ce li ho portati ;.))) Grazie per il commento!!!
De nada 🥰 alla fine della fiera, porto mio nipote , ma desidero vederli anche io 😉
AH AH!!! Io faccio lo stesso….sfruttiamoli finché hanno l’età ;.)))