William Shakespeare in rock

Illustrazione di Zoa Studio dedicata all'Amleto di William Shakespeare
Illustrazione di Zoa Studio dedicata all’Amleto di William Shakespeare

William Shakespeare ha sempre fatto parte della mia vita, davvero. Il “Bardo di Avon” ha accompagnato, con le sue opere, molti dei miei passi, prima ancora che me ne rendessi conto.

Per prima cosa mio padre si chiama come il Moro di Venezia, quindi Shakespeare mi aveva già segnata praticamente! Più tardi, durante l’adolescenza, avevo iniziato a leggere alcune delle sue opere, merito di Leonardo di Caprio e Claire Danes in Romeo e Giulietta, trasposizione cinematografica di Baz Luhrmann. O merito anche del film l’Attimo Fuggente, in cui il giovane Neil sfida la famiglia per recitare in Sogno di una notte di mezza estate. 

Ovviamente di film ispirati a Shakespeare ce ne sono stati centinaia, e di tanti conservo un ricordo speciale. Da West Side Story del 1961 passando  per Titus di Julie Taymor, un capolavoro,  fino anche al Mercante di Venezia con Al Pacino e Jeremy Irons o al più leggero Shakespeare in love.

William Shakespeare è stato anche argomento di tesi della mia laurea in letteratura inglese. Ho cercato di dimostrare, come solo una baldanzosa ventenne potrebbe fare, se il drammaturgo più famoso d’Inghilterra fosse un’icona gay per la letteratura. Tipo un Alexander McQueen per la moda o un Freddie Mercury per la musica, per intenderci. Ad ogni modo, Shakespeare non è un’icona gay, ora lo so!

Quasi vent’anni dopo eccoci di nuovo a parlare del più eminente drammaturgo della cultura occidentale. Questa volta però lo facciamo alla Zoa-Studio maniera, cioè raccontando dettagli curiosi e succulenti, e con un taglio decisamente rock!

William Shakespeare e la musica

Biografia in pillole

Doverosa breve premessa. William Shakespeare nacque il 23 aprile 1564 a Stratford upon Avon, e morì lo stesso giorno del 1616. Ecco perché lo ricordiamo proprio oggi. Come Dante Alighieri per la cultura italiana, Shakespeare è considerato il più importante scrittore inglese e, come detto prima, il più eminente drammaturgo della cultura occidentale.

Incluse alcune collaborazioni, nella sua vita scrisse 37 testi teatrali, sia tragedie che commedie (Amleto, Macbeth, Romeo e Giulietta, Re Lear, Tito Andronico per citarne alcuni), 154 sonetti e una serie di altri poemi.

Divenne immensamente popolare dopo la sua morte (anche se lo fu anche in vita) e le sue opere furono celebrate in migliaia di altre nei secoli successivi, fino al giorno d’oggi. Come Isaac Asimov, anche al Bardo è stato dedicato un asteroide: 2985 Shakespeare.

La forza della musica in e da Shakespeare

L’Età Elisabettiana, in cui Shakespeare visse, è nota per l’importanza data alla musica. I drammaturghi, all’epoca, per accontentare le richieste del pubblico, inserivano ballate e cori nelle loro opere, a volte anche a sproposito. La musica era davvero rilevante: sottolineava un’atmosfera malinconica, metteva in risalto un aspetto del carattere di un personaggio o faceva allusioni. Nelle opere di Shakespeare sono indicate almeno 100 canzoni che i personaggi cantano, e tante volte sono proprio i personaggi stessi a parlare di musica.

Come si dice in inglese “when words fail, music speaks”. Ne consegue che la musica, nelle opere dell’epoca, evitava spiegazioni verbali o risvegliava negli spettatori delle associazioni emotive solo con alcune note (discorso valido tutt’ora).

Immaginate quindi, se già la musica era importante “nelle” opere del Bardo, quanto lo divenne “attraverso” queste stesse opere nei secoli successivi. Nel corso degli anni tantissimi grandi musicisti hanno trovato un modo per omaggiare William Shakespeare, definito da alcuni (e forse non a torto) “lo scrittore più pop della storia”.

Noi oggi vi parliamo di alcuni di questi musicisti e dei loro brani Shakespeariani più rock (perché il pop in stretto senso musicale non è proprio il nostro genere!). Non dimentichiamo inoltre che alcune band hanno preso il loro nome proprio dalle opere del Bardo, ad esempio i punk-indie Titus Andronicus.

Rush, Limelight

Iniziamo la nostra personale carrellata rock-shakespeariana con il brano Limelight dei Rush,che si apre con alcune frasi paragrafate dall’opera Come vi piace.

All the world’s indeed is a stage and we are merely players.

Il testo venne scritto dallo scomparso batterista Neil Peart, che aveva già utilizzato le stesse parole nell’album live All the world is a stage.

Elvis Costello, Miss Macbeth

And everyday she lives out another song 

It is a tearful lament of somebody done wrong

Well how can you miss what you have never possessed, Miss Macbeth

Con un taglio moderno all’opera Macbeth, Costello racconta una storia diversa della famosa Lady Macbeth, tradizionalmente ingenua e dark, dandole invece una nuova luce, dove emerge una maggiore sensibilità nei suoi confronti.

Elton John, The King Must Die

In questo brano si parla della perdita di potere di un uomo, attraverso il racconto della detronizzazione di un re. Elton John non solo fa riferimento a diverse opere Shakespeariane, tra cui Amleto e Giulio Cesare, ma utilizza nel testo (scritto da Taupin) molte parole dell’antico inglese rinascimentale e medioevale. Della serie, contenuto e forma!

No man’s a jester playing Shakespeare
‘Round your throne room floor
While the juggler’s act is danced upon
The crown that you once wore

Bob Dylan, Desolation Row

Anche se questo in brano di Bob Dylan, Desolation Row, non sembra ci sia una reale influenza delle opere di Shakespeare, in realtà alcuni personaggi prendono il nome da esse: troviamo Romeo da Romeo e Giulietta e Ofelia, da Macbeth.  La canzone dipinge alcune situazioni urbane di disordine e caos, con personaggi disorientati e problematici.

Il titolo è un riferimento ad un altro scrittore di cui abbiamo già parlato, Jack Kerouac, con la sua opera Desolation Angels.

Lou Reed, Romeo had Juliette

Lou Reed, con Romeo had Juliette, riuscì in un compito arduo: prendere un’opera di fine 1500 e darle una connotazione pop. Il brano parla infatti di due giovani di New York che vivono in lati opposti di questa città, facendo citazioni, oltre alla zona urbana di Manhattan, anche ai poliziotti di Harlem e alle minoranze etniche.

The Band, Ophelia

In questo caso i canadesi-americani The Band hanno dedicato un’intera canzone all’iconica Ofelia di Macbeth. Secondo il biografo del gruppo Barney Hoskyns, il nome Ophelia per la canzone non proveniva dall’Amleto di Shakespeare ma piuttosto dal vero nome della comica Minnie Pearl.

Ma lo studioso di Shakespeare Stephen M. Buhler vide alcuni echi shakespeariani in questa canzone particolarmente legati invece all’ Otello. In particolare, Buhler notò accenni al fatto che forse Ofelia era una donna di colore in una città del Sud degli Stati Uniti, costretta a fuggire a causa di atteggiamenti intolleranti verso i rapporti interraziali. 

Radiohead, Exit Music

Chiudiamo questa panoramica sulle canzoni più Shakespeariane con Exit Music dei Radiohead (vi lascio riflettere sulla genialità di aver messo Exit music come canzone di chiusura dell’articolo).

Pare che Thom Yorke, frontman del gruppo, abbia composto questo brano dopo aver visto Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli. Lo stesso brano è stato utilizzato nei titoli di coda del sopramenzionato film Romeo + Juliet di Luhrmann,

Pack and get dressed
Before your father hears us
Before all hell breaks loose

Breathe, keep breathing
Don’t lose your nerve
Breathe, keep breathing
I can’t do this alone

Le parole della canzone sono strazianti. Un po’ meno quelle di Yorke, che affermò a proposito della composizione: “Ho visto la versione di Zeffirelli quando avevo 13 anni, piansi a dirotto. Non riuscivo a capire perché, la mattina dopo che questi hanno scopato, non siano scappati e basta”.

Direi che non c’è altro da aggiungere…William Shakespeare, please, continua ad ispirarci “as you like it”.

#modernsonnets

#shakespeareinrock

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