
Qualche giorno fa propongo a mio marito di rivedere insieme Easy Rider – Libertà e paura. Io l’avevo visto anni fa, avevo un vaghissimo ricordo della faccia sempre “spiritata” di Jack Nicholson e poco altro. A mio marito invece, orgoglioso possessore di una Harley Davidson, questa richiesta non sembrava vera, diciamo che era molto contento di rivedere una pellicola che aveva già visto sì e no 20 volte.
Dopo mezz’ora di proiezione, nel frattempo ci beviamo una birra per goderci ancora di più lo spettacolo, me ne esco con una frase del tipo “Ma in mezz’ora non è successo praticamente nulla”. E lui mi risponde “ma è questo il film, loro fumano e fanno un viaggio, reale ma anche rappresentativo”.
Questo viaggio dura infatti da 50 anni. Era infatti il 14 luglio 1969 quando Easy Rider viene portato nei cinema d’America e da allora di strada in sella ad una motocicletta ne è stata fatta molta.
Il film
I protagonisti sono Peter Fonda e Dennis Hopper, nel ruolo di due motociclisti che viaggiano attraverso il sud-ovest americano portando il ricavato di un affare di cocaina.
Il film inizia con la canzone Born to be Wild degli Steppenwolf. In questo brano compare la frase “heavy metal thunder” (“tuono sferragliante”) con riferimento al rombo della ferraglia delle motociclette bicilindriche usate dai riders, le Harley Davidson. L’uso dell’espressione heavy metal in riferimento a un genere musicale risale alla stampa statunitense nei primi anni settanta; ma i primi ad utilizzarlo in un brano musicale furono per l’appunto gli Steppenwolf qualche anno prima.
PS: Mi viene sottolineato durante l’intro che le motociclette sono due Panhead, a quanto pare questo dettaglio fa la differenza, mannaggia a me per non averlo saputo!
Che cos’è un Easy Rider?
Prima di parlare della trama del film, è interessante fare una precisazione proprio sul titolo dello stesso, che cos’è un Easy Rider? Nel corso del 1900 l’espressione ha indicato le cose più stravaganti, dal cavaliere più esperto agli uomini che vivevano a cavallo dei treni durante la Grande Depressione. Dennis Hopper, regista e protagonista di Easy Rider, ha dichiarato nel documentario Shaking the Cage: “Un easy rider è una persona che non è un magnaccia, ma vive sulle spalle di una donna, di una puttana. Lui è quello che lei ama e lei lo mantiene. Non la fa da magnaccia, ma è il suo easy rider“.
Le allusioni alla sessualità a cui l’espressione rimanda, nella pellicola non mancano.
La trama
La trama è semplice: durante il loro viaggio, Wyatt e Billy (Fonda e Hopper) si fermano per riparare una delle motociclette in una fattoria in Arizona e pranzano con un contadino e la sua famiglia. Più tardi, Wyatt raccoglie un autostoppista hippie che li invita a visitare la sua comune, dove rimangono per il resto della giornata. Mentre i motociclisti se ne vanno, l’autostoppista dà a Wyatt un po ‘di LSD da condividere con “le persone giuste”.
Successivamente, mentre i due moticlisti sfilano a una parata nel Nuovo Messico, vengono arrestati per “sfilata senza permesso” e scaraventati in prigione. Lì, fanno amicizia con l’avvocato George Hanson (Jack Nicholson), che ha passato la notte in galera dopo aver esagerato con l’alcol. George li aiuta a uscire e decide di viaggiare con loro fino a New Orleans come passeggero della motocicletta di Wyatt. Mentre si accampano quella notte, Wyatt e Billy offrono a George della marijuana.
Fermandosi a mangiare in una piccola cittadina della Louisiana, il trio attira l’attenzione della gente del posto. Le ragazze del ristorante pensano che siano eccitanti, ma gli uomini del posto e un poliziotto fanno commenti denigratori e provocatori. Wyatt, Billy e George decidono di andarsene senza tante storie. Si accampano fuori città. Nel mezzo della notte, un gruppo di locali attacca il trio addormentato, picchiandoli con delle mazze e a George viene sfondato il cranio.
Il viaggio di Billy e Wyatt continua a New Orleans dove i due trovano il bordello di cui George aveva parlato. Prendendo con sé le prostitute Karen e Mary, i due motociclisti si aggirano per le strade della città, dove si celebra la festa del Mardi Gras. Finiscono in un cimitero del quartiere francese, dove tutti e quattro ingeriscono l’LSD che l’autostoppista aveva dato a Wyatt: il trip non è dei migliori.
La mattina dopo, mentre vengono sorpassati su una strada di campagna da due uomini del posto in un vecchio camioncino, entrambi vengono uccisi dal fucile del passeggero. Il film si chiude con la motocicletta senza pilota di Wyatt che vola nell’aria prima di atterrare al suolo ed essere inghiottita dalle fiamme.
Non ricordandomi il finale, rimango così allibita che me ne esco con un “e questo li ha uccisi tutti e due per sport praticamente”. Al che mio marito mi risponde “li ha uccisi perché erano diversi”.
L’eredità di Easy Rider
Questo mi ha fatto molto riflettere; nonostante siano passati 50 anni oggi, Easy Rider riesce ancora a parlarci di temi estremamente attuali: è riuscito a restare una pietra miliare per varie generazioni, ed è stato capace di parlare alla gente per mezzo secolo esplorando il panorama sociale, i problemi e le tensioni negli Stati Uniti durante gli anni ’60, come l’ascesa del movimento hippie, l’uso di droghe, lo stile di vita delle comuni e naturalmente l’amore per la motocicletta.
Sicuramente Easy Rider è stato un punto di riferimento su due ruote per una serie di pellicole degli anni successivi e anche per varie serie tv, la più interessante delle quali, a mio avviso, è sicuramente Sons of Anarchy, già nominata nei precedenti articoli (vd. Sons of Sutter).
In un forum a tema motociclistico vengono evidenziate analogie e differenze tra la serie tv ed il film Easy Rider. Un parere interessante viene da uno dei suoi membri: “Sono curioso di sapere quello che pensano gli altri su quale dei due sia una migliore rappresentazione dello stile di vita del biker. Tendo a pensare a Easy Rider, in quanto ritrae lo stile di vita dei biker che sono di fatto degli individualisti… i personaggi di Fonda e Hopper non avevano abiti abbinati e motociclette simili in stile. Non avevano bisogno di essere barbuti e coperti di tatuaggi. Il loro abbigliamento non era adornato con troppi colori e non abbondava di toppe e spille. Non si atteggiavano da ragazzi duri e non richiedevano alcun tipo di affiliazione per appartenere ad una fratellanza su due ruote.
Al contrario, Sons of Anarchy (per me) è più un ritratto di una fazione criminale travestita da club motociclistico. Hanno una atteggiamento “ o ti conformi alle regole del club o muori”. Hanno motociclette simili, si vestono allo stesso modo e usano la minaccia della forza di gruppo e della violenza per controllare un’area che hanno autodeterminato come propria. Mentre entrambi possono essere ritratti accurati, nella mia mente Easy Rider meglio rappresenta lo stile di vita del “motociclista”. Mentre SOA rappresenta meglio lo stile di vita delle gang. E nella mia mente l’individualismo riflette la vera forza, mentre la conformità delle bande rappresenta la debolezza personale”
Sicuramente in questo commento e forum ci sono degli spunti di riflessione interessanti, per certi versi non mi trova completamente d’accordo, ma apprezzo l’analisi non solo dei comportamenti ma anche di tematiche legate all’ immagine del biker. E voi cosa ne pensate?
Un’ulteriore influenza di Easy Rider si può ritrovare in un altro film che celebra il mito della motocicletta: Svalvolati on the Road. Alla fine dell’episodio al Festival del Chili a Madrid, Damien Blade, interpretato da Peter Fonda, dice ai Wild Hogs di “Buttare gli orologi”. Questo è sicuramente un riferimento ad una delle scene iniziali di Easy Rider in cui Fonda, in sella alla sua Captain America, guarda il suo orologio all’inizio del viaggio, lo toglie e lo getta a terra, decretando un ideale di libertà.
Un ideale che celebriamo ancora oggi, 14 luglio 2019, dopo 50 anni esatti dall’uscita del film.
#sonopienodiluce
#borntobewild
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