
Molte volte mi sono chiesta: perché piace il Natale?
Sarà l’atmosfera “calda” o “magica” (aggettivi triti e ritriti che non spiegano nulla di fondo)?
Sarà invece la convivialità, il ritrovare persone che magari non vediamo da tempo (cosa non sempre positiva, in effetti) ?
Sarà il ricevere regali, alcuni più graditi, altri meno (che però poi possiamo riciclare)?
O, ancora, sarà il fatto di potersi mangiare questo mondo e quell’altro tanto poi “mi rimetto in forma con l’anno nuovo”?
A me il Natale piace, credo perché permetta di staccare un po’ la spina e riprendere lo slancio per ricominciare tra mille nuovi propositi. Credo, ma non riesco a spiegarlo così bene come hanno fatto invece alcuni artisti illustri.
Tra chi ha provato a spiegare l’amore per il Natale non possiamo non citare Charles Dickens che faceva pronunciare all’avaro Scrooge: “onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno” nel Canto di Natale. L’equazione in quest’opera che tutti conoscono (o hanno recitato alle elementari) è presto spiegata: Natale uguale generosità verso i meno fortunati e i più poveri, che incarna perfettamente il messaggio di amore cristiano (Gesù è nato in una stalla d’altronde mica al Ritz).
Un altro amante del Natale, insospettabile, è l’americano Tim Burton, che ha provato a spiegarlo attraverso le sue opere dark. Nato e cresciuto a Burbank, in California, Burton ha sempre associato la città con il sentimento della solitudine. Sentimento che veniva magicamente ribaltato durante le vacanze tanto da far affermare al regista “Tutte le volte a Natale o ad Halloween era fantastico. Ti comunicava una sensazione tutto d’un tratto che prima non c’era”. (Anytime there was Christmas or Halloween, […] it was great. It gave you some sort of texture all of a sudden that wasn’t there before).
Non si può negare che questa sensazione, questa texture, come la chiama Burton, permea in molte delle sue opere, su pellicola e su carta, dove viene fatto largo uso della tematica e dell’iconografia natalizia.
Basti pensare a Edward Mani di Forbice, 1990. Tutto inizia con una nevicata e con la protagonista Kim, ormai anziana, che racconta alla nipotina la storia di Edward, un ragazzo artificiale che ha delle forbici al posto delle mani. Parte del film è ambientato proprio nel periodo natalizio, ed è proprio a Natale che Edward viene rifiutato da tutti, tranne da una famiglia che poi viene anch’essa malvista. Il Natale in questo caso parla dell’amore per gli emarginati, della situazione di solitudine nella diversità che Burton ha provato nella sua infanzia californiana.
Oltre ad Edward, in cui la neve è fil rouge della narrazione, Burton ha fatto iniziare più di un film con questo espediente, che rimanda all’atmosfera caratteristica del periodo natalizio. Fateci caso, almeno 3 film iniziano con una nevicata!
Qualche anno dopo arriva invece un film che di natalizio ha molto, a partire dal nome, A Nightmare Before Christmas. L’idea iniziale venne a Burton quando vide, con l’avvicinarsi delle festività natalizie, un negoziante rimuovere le decorazioni di Halloween per fare spazio a quelle di Natale.
Nel film d’animazione Jack Skellington (Skeletron nella versione italiana), uno scheletro stanco di Halloween, si ritrova catapultato nel mondo del Natale, una città piena di neve, regali, luci e felicità, dove si respira solo gioia. Jack giunge alla conclusione che, per far funzionare il Natale, basta realizzarlo e lo fa capire ai suoi concittadini facendo loro un dono…indovinate cosa? La neve!
Un film favoloso, che trasmette la visione del Natale del regista californiano.
Un film da avere nella propria collezione, o da regalare a qualcuno che il Natale non lo ama magari nella speranza di farlo ricredere! Nel pacchetto aggiungiamo anche Edward Mani di Forbice e Charlie e la Fabbrica di Cioccolato (che passano anche in tv generalmente la vigilia di Natale, stay tuned!), per ritrovarsi a discutere se nella parte di Willy Wonka sia meglio Gene Wilder o Johnny Depp (voi chi preferite?)
Buon Natale! (Se vi piace ovviamente!)
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