Sarah Bernhardt, la Musa della Belle Epoque

Sarah Bernhardt ritratti di A. Mucha e P.Parrot. Sfondo con stampa Zoa Studio
Sarah Bernhardt ritratti di A. Mucha e P.Parrot. Sfondo con stampa Zoa Studio

Qualche settimana fa, in tempi non sospetti, il team Zoa Studio si è recato a Praga per un viaggio all’insegna della musica, del buon cibo e dell’assenzio. Durante una visita al Museo Mucha https://www.mucha.cz/it, abbiamo avuto modo di riscoprire una donna straordinaria, l’attrice Sarah Bernhardt, la cui carriera durò oltre 60 anni. Durante la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, la Bernhardt domina il mondo della recitazione con parti principali in acclamati spettacoli teatrali e film. Era comunemente chiamata la “Divina” o l’ “Imperatrice del Teatro”. Jean Cocteau coniò per lei il termine “superstar”. È ampiamente considerata come una delle più grandi attrici di tutti i tempi e una delle prime attrici a guadagnare fama mondiale. Vi racconteremo la sua biografia e il rapporto che la legò al pittore ceco Alphonse Mucha in quel di Parigi a fine 800 , oggi 26 marzo, nell’anniversario della scomparsa dell’attrice.

I primi anni

Sarah Bernhardt nacque Henriette-Rosine Bernard il 22 ottobre 1844 a Parigi. Era la figlia di Julie Bernard, una cortigiana olandese che frequentava una ricca clientela. Il padre non è mai stato identificato. All’età di sette anni, entrò in un collegio dove si esibì per la prima volta sul palco, interpretando il ruolo della regina delle fate nell’opera Clothilde.

Nello stesso periodo, la madre di Bernhardt iniziò a frequentare il duca di Morny, fratellastro di Napoleone III. Ricco e influente nella società parigina, avrebbe avuto un ruolo chiave nello sviluppo della carriera di attrice della Bernhardt. Sebbene la giovane fosse più interessata a diventare una suora che un’attrice, la sua famiglia decise che avrebbe dovuto provare a recitare. Insieme all’amico drammaturgo Alexandre Dumas, portarono Sarah Bernhardt alla Comédie-Française, compagnia teatrale nazionale francese, per la sua prima rappresentazione teatrale. Commossa fino alle lacrime dalla commedia, fu Dumas a confortarla, definendola “la mia piccola stella”. Il duca le disse che era destinata a recitare.

Le prime apparizioni di Sarah Bernhardt

Nel 1860, con l’aiuto dell’influenza del Duca di Morny, Sarah Bernhardt ebbe la possibilità di fare un’audizione al prestigioso Conservatorio di Parigi. Scritta da Dumas, recitò la favola de I due piccioni di La Fontaine e riuscì a convincere la giuria della scuola.

Il 31 agosto 1862, dopo due anni di studi di recitazione al conservatorio, Bernhardt fece il suo debutto nell’Iphigénie di Racine alla Comédie-Francaise. Nel ruolo del protagonista, in quel frangente soffrì di paura del palcoscenico e recitò le sue battute praticamente tutte d’un fiato. Nonostante il debutto nervoso, ha continuato a esibirsi e ad interpretare Henrietta in Les Femmes Savantes di Moliére e nel ruolo da protagonista in Valérie di Scribe. In quelle occasioni non riuscì a impressionare la critica e dopo uno screzio con un’altra attrice, Sarah Bernhardt lascia il teatro.

Nel 1864, dopo una breve relazione con un principe belga, la Bernhardt diede alla luce il suo unico figlio, Maurice. Per sostenere sé stessa e suo figlio, la Bernhardt accetta ruoli secondari al teatro di Port-Saint-Martin e alla fine viene assunta dal direttore del Théâtre de l’Ódéon. Lì, avrebbe trascorso i successivi 6 anni affermandosi e sviluppando una reputazione come attrice protagonista.

La sua storia e l’ascesa verso la leggenda ricalca un po’ quella che avevamo letto sulla femme fatale La Contessa di Castiglione, lo ricordate? Come lei, anche Sarah Bernhardt era avvezza ad alcune eccentricità, ad esempio dormire in una bara che serviva anche da baule da viaggio, da cassa per le pellicce e da panca, quando si ballava.

La Contessa di Castiglione, storia di una femme fatale

La nascita della leggenda

Nel 1868, Sarah Bernhardt fece un’interpretazione leggendaria nei panni di Anna Damby in Kum di Dumas. In quell’occasione ricevette una standing ovation e le fu immediatamente dato un aumento di stipendio. La sua successiva esibizione di successo fu Le Passant di François Coppée, nel ruolo del ragazzo trovatore, il primo dei suoi numerosi ruoli maschili.

Durante i decenni successivi, la carriera della Bernhardt fiorì. Tornata alla Comédie-Française nel 1872, recitò in alcuni dei ruoli più impegnativi del tempo, tra cui parti di protagonista nello Zaire di Voltaire e nel Phédre di Racine, oltre a Junie in Britannicus, sempre di Racine.

Ophelia-Scultura_di_Sarah_Bernhardt-1880
Ophelia – Scultura di Sarah Bernhardt – 1880

Affianca il suo impegno come attrice a quello di pittrice e scultrice. Intorno al 1874, quando era un’attrice di talento riconosciuto,  insegnò  modellazione.

Nel 1880, la Bernhardt accettò un’offerta per visitare gli Stati Uniti, la prima di molte tournée internazionali della sua carriera.

Era nata una leggenda. Come aggiunge nel volume Femme Fatale lo scrittore Giuseppe Scaraffia: “Alla sua leggenda, lucidamente costruita, contribuiva l’interminabile sequenza di amori, maschili e femminili, che costellavano la sua carriera spaziando dai grandi artisti ai camerieri. Sarah apparteneva a tutti e quindi a nessuno“.

La lista degli amanti di Sarah Barnhardt è lunga, tra i più famosi annoveriamo Victor Hugo che la definiva la “Voce d’oro”, Gustave Doré e Flaubert. Nel 1882 si sposò a Londra con un collega di origini greche, Aristides Damala, che era morfinomane. A causa della droga, la loro relazione durò pochissimo. Si professò pubblicamente lesbica. Convisse con la pittrice Louise Abbéma. In aggiunta, nei periodi di penuria (essere una diva ha il suo prezzo), l’attrice non esitava a prostituirsi per congrue cifre.

Dopo alcuni anni di amori e di tournée, tornò a Parigi e acquistò il Théâtre de la Renaissance, dove lavorò come direttore artistico e attrice protagonista fino al 1899.

Sarah Bernhardt e Alphonse Mucha

Ed è proprio in questi anni che si inserisce la nascita del rapporto tra l’attrice francese e il pittore ceco Alphonse Mucha che, attraverso le sue rappresentazioni, sublimò l’immagine di femme fatale della Bernhardt, diffondendola ovunque. Come riporta la biografia del pittore “Mucha riuscì a sfondare proprio grazie al suo manifesto-litografia disegnato per l’attrice Sarah Bernhardt. I primi giorni di gennaio dell’anno 1895 tutta Parigi vide il manifesto in questione sui muri della città e in occasione della rappresentazione della Gismonda di Victorien Sardou e fece sensazione. Il formato verticale, allungato, del tutto inedito, con l’immagine della celebre attrice tragica rappresentata quasi a grandezza naturale, produceva un effetto drammatico non comune ed impressionava per la ricchezza e la raffinatezza della gamma cromatica”. E continua ancora “La trasposizione figurativa delle sue locandine teatrali impressionò positivamente Sarah Bernhardt  al punto che, senza esitazione, l’attrice sottoscrisse un contratto esclusivo di sei anni con l’artista moravo”.

“Mucha seppe rendere appieno nel disegno lo stesso fascino che la protagonista delle rappresentazioni teatrali, Sarah Bernhardt, esprimeva sulla scena”

Manifesti di Alphonse Mucha per Sarah Bernhardt
Manifesti di Alphonse Mucha per Sarah Bernhardt

Durante i primi anni del 1900, Sarah Bernhardt fece una serie di tour d’addio in tutto il mondo, tra cui Canada, Brasile, Russia e Irlanda.

All’inizio del secolo, Bernhardt divenne una delle prime attrici a recitare in film. Dopo aver recitato nel film di due minuti Le Duel d’Hamlet, ha recitato in La Tosca nel 1908 e La Dame aux Camelias. Tuttavia, è stata la sua interpretazione di Elisabetta I nel film muto del 1912, Gli amori della regina Elisabetta, a farla salire davvero al successo internazionale.

La morte

Nel 1921, Bernhardt fece un tour finale in Francia. L’anno seguente, la notte della prova generale per la commedia Un Sujet de Roman, la Bernhardt crollò ed entrò in coma. Trascorse mesi a riprendersi e la sua salute migliorò lentamente. Il 26 marzo 1923, a seguito di un’insufficienza renale, collassò di nuovo e morì tra le braccia di suo figlio. Aveva 78 anni.

Il lascito

Fu il figlio di Sarah Bernhardt, Maurice, a gestire il suo teatro fino alla sua morte nel 1928. In seguito fu ribattezzato Théâtre de la Ville. Nel 1960, Bernhardt ricevette una stella sulla Hollywood Walk of Fame.

Oltre alla stella a Hollywood, come lascito ai posteri restano le esibizioni vibranti e drammatiche di Bernhardt in così tanti ruoli iconici, che hanno affascinato il pubblico, la critica di tutto il mondo e numerosi artisti. Basti pensare a Henry James per La Musa Tragica o ad Oscar Wilde che si era ispirato a lei per la Salomè.

Stand inside your love

Infine, la sua riuscita transizione dal palcoscenico allo schermo ha ulteriormente confermato Sarah Bernhardt come una delle attrici più celebri nella storia del teatro e del cinema.

Davvero una donna fatale leggendaria.

#noexcusetobecomeamuse

#frompariswithlove

 

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10 commenti Aggiungi il tuo

  1. Non conoscevo la storia di Sarah Bernhardt, Grazie per questa interessante finestra. Al contrario amo Jean Cocteau ^_^

    1. zoastudio ha detto:

      Wow!Thanx! Devo dire che Jean Cocteau lo conosco più di nome che di fatto. Da dove potrei iniziare?? ^.^ Grazieeee

      1. Ha realizzato tante opere. L’arte la respirava, ne era imbevuto.
        Forse potresti cominciare dalle sue poesie. Qui in rete se ne trovano veramente tante. Questa ad esempio è una. https://internopoesia.com/2015/01/07/jean-cocteau/

        1. zoastudio ha detto:

          Ottimo, grazie!!

          1. È sempre un piacere per me condividere ciò che si conosce. Così come quando leggo i tuoi post veramente interessanti e mi arricchisco 😉

          2. zoastudio ha detto:

            troppo gentile! Io invece riesco sempre ad essere aggiornata sull’universo Batman con i tuoi!!! Sempre sul pezzo!! Grazie mille per il continuo lavoro del tuo blog ^.^

  2. The Butcher ha detto:

    Apprezzo moltissimo questi personaggi storici e la loro vita e quindi conoscevo abbastanza bene Sarah Bernhardt. Questo articolo le ha fatto giustizia. Ottimo lavoro.

    1. zoastudio ha detto:

      Grazie mille, mi fa piacere! Volevamo proprio renderle omaggio a 360 gradi. Non solo per la sua notorietà, ma per l’incredibile vita che ha vissuto.

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