Joker, il film
Quando ho visto per la prima volta alcune foto del makeup di Joaquin Phoenix per il film Joker ammetto che non mi sono piaciute. Troppo teatrali. Gli nascondevano il volto. Meglio il trucco di Jack Nicholson nel film Batman di Tim Burton o quello di Heath Ledger nel Cavaliere Oscuro (Jared Leto non pervenuto). Poi ho visto la pellicola e ho pensato che era fighissimo perchè mi ricordava Il Corvo (Non può piovere per sempre).
E del Corvo mi ricordava molto la tristezza del personaggio, la sfiga del personaggio e in fondo anche un pò del suo spirito vendicativo. Entrambi reagiscono alla violenza con altra violenza. Solo che di solito, almeno io, penso al Corvo come una violenza “giustificata” dettata dalla vendetta e alla violenza del Joker come qualcosa di criminale, folle e fine a sé stessa. Ma questo film riesce a farti quasi credere del contrario, ed il quasi è dettato dal fatto che realtà e immaginazione ci vengono narrati con la stessa credibilità e dal fatto che riusciamo ad entrare in empatia con Arthur Fleck sebbene commetta dei crimini atroci. Ma proviamo ad approfindire questi “fatti”.
Joker, la trama
Dall’uscita del film Joker si moltiplicano i tentativi di trovare un ordine logico e cronologico alla trama del film. Tutti con scarso successo! Dopotutto la storia è raccontata da un pazzo, come può avere un ordine lineare e scientifico? Non siamo in grado di elaborare i dati che ci vengono forniti. Perché secondo voi un matto riesce a farlo? Se fosse in grado, non sarebbe matto! Ed è proprio la battuta centrale del film! The worst part of having a mental illness is people expect you to behave as if you don’t. A mio modesto parere neppure Todd Phillips il regista, lo sa! Ma non trovo neppure la necessità che ci sia. Di certo quello che Todd Phillips e Scott Silver hanno saputo, è stato costruire una scenggiatura in cui ogni battuta e ogni movimento del film trasudano significati molteplici, riconoscibili e patinati, alla Scorsese per intenderci, grande mito di Todd nonché altro grande regista che la produtttrice Emma Tillinger Koskoff gestisce da quasi 20 anni. Possiamo dire però che 2 sono le principali storie che si sviluppano nel film Joker.
La tragicommedia di Joker
Uno dei grandi meriti del film è discutere della malattia mentale. Arthur ci fa capire cosa vuol dire esser malati, ce lo fa quasi provare e l’unico suo obiettivo dall’inizio alla fine della pellicola è trovare un antidoto, una cura, un sistema che contenga questo problema. Dopo che gli vengono tagliati i fondi per i suoi trattamenti fa di tutto per entrare ad Arkham e alla fine ci riesce! Quindi il suo è un finale positivo, sebbene tragicomico. Il desiderio di Arthur di esser curato, ascoltato, SEGUITO (nel finale viene inseguito!) si realizza, anche se la soluzione per lui è il manicomio!
Come si fa a finire qui dentro? Arthur chiede all’archivista. Sa già che quello è il posto di cui avrà bisogno e infatti il suo subconscio inizia a blaterare qualcosa sui crimini che aveva iniziato a compiere, manifestando già la necessità di essere rinchiuso. Tutto il film gioca sulla sottile linea che c’è tra tragedia e commedia: una scena su tutte, quella tra Arthur e il suo amico affetto da nanismo! Ma possiamo citare Arthur nel cabaret che ride sempre “con un tempismo sbagliato” e la vera “tragedia” è che noi nel film ridiamo in alcune parti e sono sempre le parti in cui Arthur è uno sfigato: quando gli cade la pistola, quando sbatte sul vetro, quando ride e non c’è nulla di ridere etc…non ridiamo MAI con lui, ridiamo DI lui *.* Alimentando la falsa sensazione che noi proviamo empatia per Arthur.
Ma Arthur è un pò come il protagonista di Profumo, storia di un assassinio di Suskin che non ha odore e sebbene abbia forma umana, c’è qualcosa che fa sì che gli altri esseri umani non riescano ad accettarlo fino in fondo. L’assenza di odore umano di Arthur è la sua malattia mentale. E noi siamo come la dottoressa, siamo lì ad ascoltarlo, ma non comprendiamo le sue parole e le sue battute. Ma come potremo farlo? Siamo un pò folli, ma non matti.
La domanda che ci lascia più sgomenti però è quella che è legata alla graphic novel da cui Joker il film, come prima Batman di Tim Burton prende ispirazione: The Killing Joke di nientepopòdimeno Alan Moore e Brian Bolland. Solo che a differenza del fumetto su Arthur, anziché abbattersi una intera giornata di sfighe, si abbatte una intera esistenza.
E la domanda che in fondo ci facciamo da esseri umani in cui l’empatia è la norma é: può un essere umano “sano” diventare matto dopo una dura serie di “sfortunati eventi”? Quello che è capitato ad Arthur, può capitare a me? E questa prospettiva fa tremare i polsi a chiunque! In The Killing Joke si trovano un sacco di riferimenti che si trovano nel film e a questa domanda Alan Moore ci dà una riposta rassicurante. L’antefatto è che il Joker tenta di far impazzire il commissario Gordon con modalità brutali e Batman arriva a salvare Jim. Joker inizia una sorta di monologo per spiegare le proprie azioni. Ve ne riporto alcuni stralci significativi:
“Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle. Ecco quanto dista il mondo da me. Una giornata storta. Anche tu hai avuto una giornata storta, dico bene? Ne sono certo. Lo capisco. Hai avuto una giornata storta e tutto è cambiato. Altrimenti perché ti vestiresti come un topo volante? (…) Voglio dire, che ti è successo? Cosa ti ha reso quello che sei? La fidanzata uccisa dai banditi? Un fratello sfregiato da un rapinatore? Qualcosa del genere, scommetto qualcosa del genere…
Qualcosa del genere è successo a me, sai. Io… non sono certo di cosa sia stato. A volte lo ricordo in un modo, a volte in un altro… Se proprio devo avere un passato, preferisco avere più opzioni possibili! Ah, ah, ah! Ma la mia tesi è… che sono impazzito. Quando ho visto quale terribile, amara barzelletta sia il mondo, sono diventato matto come un cavallo! (…) È tutto una barzelletta! Tutto ciò che chiunque abbia mai avuto a cuore o per cui abbia lottato… è tutto una colossale, demenziale battuta! Perché non ne vedi il lato comico? Perché non ridi?”
Ma Gordon, il migliore degli uomini, non è impazzito e Batman/Moore ci dà la sua opinione:

Da Arthur Fleck a Joker: le origini
Quindi quello che il film dipinge è il ritratto di Arthur Fleck per poi raccontare l’escalation di eventi che tramutano Arthur nel Joker: il trionfo della malattia sulla persona. Nel momento in cui Arthur diventa Joker, il protagonista assume la malattia come parte della propria personalità, non indossa più la maschera da clown, ma è il clown: interiorizza la risata, tanto che riesce a controllarla e quando si dipinge il volto, si dipinge anche la lingua, cioè l’interno di sé e l’interno di sé, il sangue, viene usato per dipingersi il sorriso. Arthur può finalmente comportarsi da malato, finalmente essere se stesso alla luce del sole, come la luce che lo avvolge nell’ultima scena suggestiva. E che la follia renda “liberi” è un concetto che troviamo anche in un altro bellissimo volume di Batman intitolato proprio Arkham Asylum di Grant Morrison e Dave McKean dove Batman risponde così a Due Facce:

E quindi il film é un racconto sulle origini, di Joker e di Batman perché la genesi di Joker causa direttamente o indirettamente l’uccisione dei genitori di Bruce dando luogo al momento tragico nella vita del rampollo di casa Wayne che lo porterà a diventare l’uomo pipistello. Momento epico quando durante l’uccisione dei Wayne, ombre di topi giganti (pipistrello: topo volante) corrono sullo sfondo della scena proprio nel momento in cui sta nascendo il super gatto per allacciarsi alla barzelletta di Murray Franklin. Ma c’è una correlazione più stretta tra Bruce a Arthur che è legata a Thomas Wayne, il presunto padre di Arthur. Non capiremo mai se Thomas Wayne abbia falsificato la storia. In fondo se fosse stato la brava persona che voleva rappresentare perché non comprendere che Arthur e la madre hanno bisogno di aiuto psichiatrico? La Wayne Enterprise non è una famiglia? E perchè picchia Arthur in un gesto così esagerato? Forse il compagno violento era effettivamente il T.W scritto sul retro della lettera? Fratellastri o meno, sono le azioni di Thomas che aiutano, insieme al resto, a portare alla luce Joker e quello che Thomas ha riversato su Arthur si ripercuote su Bruce. Il dato certo è che l’abuso e la violenza, che generano patologie come l’alcolismo, l’abuso di sostanze e comportamenti psicotici sono una specie di maledizione che si tramandano di genitore in figlio.
Joker, un film controverso
Il film Joker doveva ancora uscire nelle sale e i media già lo tacciavano come disturbato e pericoloso: un inno alla violenza che avrebbe ispirato persone problematiche a compiere gesti folli. Di certo la strage di Aurora dove un uomo dichiarandosi di essere il Joker uccise 12 persone durante la proiezione del Cavaliere Oscuro non ha mitigato la situazione. Ma quello che la pellicola ti sbatte in faccia sono anche tutte le contraddizioni, soprattutto nella società americana, che alimentano questo tipo di reati.
Joker e la violenza
Prendiamo il film Deadpool. Quanta violenza verbale e visiva c’é in quel film eppure nessuno ha pensato che potesse essere “irresponsabile” farlo uscire? Risposta: perché lì è chiaramente qualcosa di irreale ed è addirittura comico. Ma analizziamo un pò meglio questa risposta partendo da una dichiarazione del Production Designer di Joker Mark Friedberg.
Pepople are reacting to this movie beacuse they go to a comic movie expecting a not reality and escape and here we are, saying actually this is what this looks like, this is what this world looks like, this is what violence looks like, this is what mental illness looks like, this is what the city and decay look like. Look at it, feel it. Today what’s hard about this movie is what’s great about this movie.
E lo stesso regista Todd Philips:
Am i surprised where the discourse has gone? That’s the surprising thing for me: isn’t it a good thing to put a real-world implications on violence? Isn’t it a good thing to take away the cartoon element of violence that we’ve become so immune to? So I was a little surprised when it turned into that direction that it seems irresposible because to me it seems actually very responsible to make it feel real and make it have weight and implications.
In fondo non è l’annoso problema che i politici, i media, gli esperti di ‘sto cavolo tirano fuori per trovare delle giustificazioni “altre” che non siano delle reali contingenze scomode agli uni o agli altri? Un esempio recente su tutti: le stragi di El Paso e Dayton. 29 morti in 13 ore. Chiaramente una è stata perpetrata da un suprematista bianco ed entrambi pongono il secolare problema delle licenze, dei numeri e le tipologie di armi che si trovano su suolo americano. Ci è servito lui, Donald ad illuminarci: la causa sono i videogiochi!
In Giappone e in Asia ci sono gli stessi videogiochi e la gente è ancora più fissata , ma non ci sono questi massacri!

Allora 2 spunti ci fornisce il film avvalorati da dati reali.
1- Se Arthur non avesse avuto una pistola la situazione non sarebbe degenerata in quei termini. Sulla questione delle armi in America non mi spendo neppure. Dico solo: lobby delle armi e distorta interpretazione del secondo emendamento.
2- Le uniche figure quasi positive che troviamo nel film sono tutte donne di colore che nella società sono la categoria che parte più svantaggiata: afroamericana è la vicina, la signora sul pullman, le dottoresse…
Studi confermano il fatto che: “Gun violence in African American communities has also left an indelible mark on the quality and quantity of life among the youngest members as well. Statistics released by federal law enforcement officials reveal that, collectively, more children of color die each year to gun violence. However, gun-related crimes involving low-income persons and racial and ethnic minorities are framed by the media as a convergence of cultural, environmental, and individual shortcomings and immorality. Consequently, structural and/or policy resolutions to address such crimes involving low-income persons and racial and ethnic minorities are overlooked or even omitted from the national and, more importantly, political discourse”.
La conseguenza qual’é? Che se l’opinione pubblica pensa che l’ambiente incide sulle sparatorie, allora cosa potrà mai essere andato storto in un ambiente “privilegiato”? Solo che usare il termine privilegio indicherebbe che vi sono cittadini di serie A e cittadini di serie B e non è democratico! Ma cosa hanno in comune tutti i cittadini? I videogiochi! Che non vengono mai associati dai media quando si tratta di sparatorie commesse da persone di colore. Rendo esplicita la questione che mi porta a scrivere di queste riflessioni. Quando i media e poi l’opinione pubblica ha dichiarato Joker un film “pericoloso”, non l’ha fatto pensando che potesse ispirare giovani di colore.
Joker e i media
E allora i media dovrebbero assumersi una certa dose di responsabilità nei confronti di certi crimini perchè sono le loro modalità di racconto della violenza in maniera ossessiva, macabra e vouyeristica che alimentano strane idee. Anche i telegiornali, che dovrebbero essere informazione pura sono stati drammatizzati per fare più audience.
E’ proporio Joaquin Phoenix, che di solito non si espone mai, a suggerirci un indizio qui al minuto 11. Dice che nei suoi profondi studi sul personaggio ha trovato indicativo il fatto che è dal 1963 che si assiste ad una escalation dei cosidetti mass shooting e non è un caso che proprio in quegli anni la televisione cominci a diffondersi in ogni casa. Forse alla fine sono proprio i media che forniscono un obiettivo, una voce a queste persone “disturbate”. E la realtà è che più i media di fatto ne parlano, più influenzano questi “malati”.
Per trovare un riferimento all’influenza distorta dei media non possiamo non ritornare ad Alan Moore, l’autore di V per Vendetta, ma in questo caso ci soffermeremo su Brian Bolland che ci delizia nella versione deluxe di The killing joke con un racconto breve in cui un ragazzo ordinario vuole diventare famoso uccidendo senza motivo Batman prendendo come spunto l’omicidio mitomane di John Lennon.

Anche per Arthur la televisione è un aspetto fondamentale del suo mondo tanto da vedere in Murray quasi una figura paterna. Il sogno di Arthur è quello di andare il televisione, di diventare qualcuno come stand up comedian e quando la televisione comincia a creare il mostro di Joker iniziando a parlare degli omidici nella metropolitana, Arthur si vede finalmente proiettato nel mondo! E infatti l’annuncio televisivo è messo in correlazione con tutta una serie di azioni che Arthur trova il coraggio di fare: iniziare una relazione con Sophie, salire sul palco, reagire al suo capo.
Arthur vuole compiere il proprio gesto catartico proprio in tv togliendosi la vita in diretta, ma devia dal suo piano evidentemente contrariato da una osservazione di Murray. E il suo gesto innesca una serie di rivolte urbane che portano Arthur ad avere ciò che aveva sempre desiderato: qualcuno che gli dia attenzioni. Anche se a questo evento in cui Joker diventa una sorta di messia segue la sequenza in manicomio nella quale non sappiamo più se tutto ciò a cui abbiamo assistito é stato reale o il Joker ci ha preso in giro fin dall’inizio. Siamo noi la sua barzelletta?
Joker, conclusioni
Il solito tandem Zoa Studio è riuscito ad andare a vedere il film Joker in lingua orginale perchè volevamo goderci la performance di Joaquin Phoenix come Arthur Fleck e dobbiamo dire che così è stato! Credo non ci sia una scena in cui Phoenix non è sulla schermo ed é meraviglioso: ti fa ridere, piangere, provare affetto e paura allo stesso tempo. Sapevamo che la sua interpretazione era magistrale ma non sapevamo cosa aspettarci del film.
Le uniche cose che avevamo letto riguardavano l’esaltazione della violenza, la celebrazione di un mostro e l’accusa che questo film avrebbe ispirato dei giovani a compiere delle stragi stile Columbine. E così non é stato. Abbiamo trovato un film diretto in maniera geniale, profondo e a guardar bene una messa d’accusa contro i reali problemi sociali e individuali che possono portare una persona già provata da una condizione mentale instabile a deragliare.Si viene pervasi da emozioni contrastanti generate dal fatto che allo stesso tempo lo spettatore riesce a provare empatia per Arthur pur non condividendone le azioni che razionalmente sembrano giustificate, ma umanamente sono aberranti.
Uno dei tanti momenti epici e geniali del film Joker è il momento in cui Arthur incontra il giovane Bruce e noi sappiamo che uno sarà Joker e uno sarà Batman, e conoscendo la situazione dal punto di vista di Arthur, odiamo un pò anche tutti noi il piccolo Bruce! Perché sappiamo come Arthur che Bruce non ha colpe, ma ci starebbe sulle balle a tutti se fossimo Arthur!
Ed è questa la grande potenza del film. E’ un film che parla di empatia. Denuncia continuamente la mancanza di gentilezza e di comprensione degli uni verso gli altri e avverte: se vige la legge del più forte in forza o ricchezza, badate bene, che questo è quello che succederà prima o poi! Come possiamo dargli torto? E’ un tempo di proteste il nostro in cui l’iniquità dello status quo che si è generata negli ultimi 30 anni cominicia a stare stretta a troppe persone.
E se a Joaquin Phoenix non danno questo giro un Oscar per Joker, dopo non averglielo dato per aver interpretato Johnny Cash in Walk the line quelli dell’Academy sono dei topi giganti!
#theriseoftherats
#insanitymakesfree
Zoa, è molto, ma molto interessante questa visione approfondita del film di Joker. Posso fare il re-blog?
Ciao, wow ne sarei onorata!!!
Il piacere e’ tutto mio dopo aver letto un pezzo cosi’ ben scritto e interessante.
Sono sicuro che potranno apprezzarlo in tanti.
Il film fornisce un sacco di input. Grazie mille per la collaborazione! Allora la prossima volta che mi capiterà di scrivere dell’universo Batman verrò a chiederti di attingere al tuo blog che è sempe “super” aggiornato ;.)))
Io devo andare a vederlo mercoledì e quindi non voglio leggere il post, lo farò dopo averlo visto e ti scriverò le mie impressioni 😊
Ci conto! Tra l’altro è un film diffcile da spoilerare perché credo che veramente ognuno possa recepirlo in maniera diversa. Sono curiosa di conoscere le tue impressioni ;.))