Two sides of the Moon

Keith Moon
Illustrazione di Zoa Studio di Keith Moon

Who are you, who who, who who?

Il personaggio in questione oggi incarna addirittura l’ispirazione per Animal in The Muppet Show. Se non ci fosse stato lui non avremmo avuto i Led Zeppelin. O meglio, ci sarebbero stati comunque, ma non con quel nome (tra poco lo spieghiamo, continuate a leggere).

Di chi stiamo parlando? La risposta più ovvia sarebbe Robert Plant, Jimmy Page o John Bonham…e invece no, stiamo parlando di Keith Moon che oggi, 23 agosto, avrebbe compiuto 73 anni.

Ma quando si parla di Keith Moon non c’è nulla di ovvio, a parte il talento innato (nel 2011 è stato classificato secondo nella classifica dei migliori batteristi di tutti i tempi dietro a John Bonham) e l’atteggiamento volutamente distruttivo.

Il giovane Keith Moon

Keith Moon, il celebre batterista degli The Who, nasce a Wembley il 23 agosto 1946. Sua madre gli comprò una batteria a 14 anni e fu presto evidente che era un “naturale”. Il suo stile era idiosincratico, coinvolgeva complessi armeggiamenti di tom-tom, di crash e incessanti fill di batteria.

Essendo stato un bambino iperattivo, forse non era così sorprendente. Il suo insegnante di arte ad Alperton Secondary Modern ha affermato che Moon era “ritardato artisticamente. Idiota sotto altri aspetti“. Allo stesso tempo il suo insegnante di musica disse che “ha una grande abilità ma deve difendersi dalla tendenza a mettersi in mostra“. Messa così, non c’era nulla nel modesto background di Keith a suggerire la svolta straordinaria degli eventi che la sua vita avrebbe preso. Diventò un fan della musica da surf come uno scolaretto, prese le prime lezioni di batteria da adolescente e suonò con tre band locali nella sua nativa Wembley nel nord-ovest di Londra, gli Escorts, Mark Twain & The Strangers e The Beachcombers, prima di unirsi a The Who nella primavera del 1964 dopo un’audizione improvvisata al pub Oldfield di Greenford.

L’originale Keith Moon

Keith Moon dimostrò di suonare in modo molto diverso dai suoi coetanei, trasformando il suo enorme kit in uno strumento di punta. La sua tecnica iniziale fu cruciale per stabilire lo stile passionale degli The Who. Il suo modo di suonare ha inaugurato un’era in cui la batteria è diventata molto più che un semplice mezzo per mantenere il ritmo, e gran parte della sua eredità registrata dal 1965 al 1973 ha una qualità senza tempo che non è mai stata ripetuta, e tanto meno migliorata. Sotto questo aspetto Keith Moon era alla batteria quello che Jimi Hendrix era alla chitarra – un originale completo.

Il kit di Moon all’epoca era il più grande del rock, ad un certo punto vantava almeno 10 tom-tom, grancassa, timpani gemelli, rullante, mezza dozzina di piatti e un gong. Con questa vasta gamma di percussioni al suo comando, adottò uno stile peculiare in cui puntava le bacchette verso il basso e, come una volta John Enwtistle osservò: “Non suonava da sinistra a destra o da destra a sinistra, suonava in avanti. Non ho mai visto nessuno suonare così o prima. Suonava a zig-zag. Ecco perché aveva due serie di tom-tom. Muoveva le braccia in avanti come uno sciatore”.

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La batteria di Keith Moon

Spesso i suoi compagni di band trovavano frustrante la sua esecuzione non convenzionale, con in prima linea Entwistle che si lamentava del fatto che Moon tendesse a suonare più velocemente o più lentamente in base al suo umore.

La parola che vorrei usare per descrivere lo stile di Keith è “libera” piuttosto che “anarchica” afferma invece Townshend, “non conosceva confini. A Buddy Rich piaceva lo stile di Keith, così come ad altri batteristi jazz che ho incontrato. Anche Charlie Watts adorava lo stile fluido di Keith. Penso che il più grande fan di Keith sia stato John Bonham (dei Led Zeppelin), che ha sempre osservato Keith quando poteva, e che presenziò all’intera registrazione di Won’t Get Fooled Again“.

Moon The Loon

Quando prese brevemente in considerazione l’idea di lasciare The Who nel 1966, Keith Moon parlò a Entwistle e Jimmy Page per formare una sorta di supergruppo. Disse che il suggerimento gli era arrivato come uno “zeppelin di piombo” (piuttosto che un palloncino di piombo), un nome che  Page conservò per quando ne ebbe bisogno qualche anno dopo. (In realtà in inglese lead balloon, pallone di piombo, significa fallire miseramente, cosa che non accadde proprio, anzi!).

Nel corso del tempo Keith divenne il personaggio più selvaggio del rock negli anni Sessanta e Settanta, un edonista il cui stile di vita divenne sinonimo dell’immagine folle e spensierata della rock star in generale. Ha corteggiato la stampa ed è diventato famoso come “Moon The Loon”: l’incorreggibile pagliaccio che non rispettava alcuna autorità e non conosceva mai il significato della parola imbarazzo. Mentre The Who diventavano estremamente popolari in tutto il mondo, così Keith Moon diventò una celebrità, non solo come batterista, ma come giullare pazzo dell’alta corte del rock i cui exploit includevano travestimenti e battute spinte.

Presto prese l’abitudine di distruggere le sue stanze d’albergo mentre era in tournée, rompendo deliberatamente i mobili e gettando oggetti dalle finestre (in particolare i televisori). Nel 1972, a Copenaghen, chiese a Townshend di aiutarlo a sistemare il suo letto ad acqua nell’ascensore dell’hotel, così da poterlo spedire nella hall. Quando scoppiò, telefonò al direttore dell’albergo, si lamentò che il letto gli aveva rovinato gli abiti di scena e fu prontamente trasferito in una suite più grande e piena di pezzi di antiquariato.

Com’era prevedibile, Moon distrusse la stanza più tardi quella notte. Gli piaceva anche irrompere nelle stanze dei compagni di band, rimuovere tutti i loro mobili e poi arrampicarsi sulle tende. Guidava tra i villaggi in Inghilterra nella sua Rolls-Royce, vestendosi come un vicario calvo e imprecando contro la gente per strada, assumendo persone per lanciare torte al limone agli amici nelle anteprime cinematografiche di Hollywood e una volta recandosi da Marks & Spencer in missione per comprare dei pantaloni a una gamba.

Keith Moon
Ritratto di Keith Moon di ZOA-STUDIO, Graphic Novel “The Life and death of Keith Moon”, toppa da stirare o cucire “Best Drummer” di ZOA-STUDIO ( www.etsy.com/ZoaStudio/listing/652995378 )

Le leggende

Una delle storie più famose sul comportamento di Moon – e che sembra essere arricchita ogni volta che viene raccontata – ruota attorno alla festa per il suo 21° compleanno all’Holiday Inn di Flint, nel Michigan, nel primo tour americano degli The Who del 1967. Alle 10, The Who, Herman’s Hermits e i vari entourage stavano celebrando dentro e intorno alla piscina all’aperto dell’hotel. A mezzogiorno c’era così tanto alcol nella piscina che qualcuno lo battezzò come il più grande Martini del mondo. Mentre la giornata continuava, con sempre più persone in arrivo e più alcolici che scorrevano e con persone che iniziavano a mettersi nudi in piscina, fu prodotta una gigantesca torta di compleanno a cinque livelli, che Moon continuò a lanciare a chiunque riuscisse a intercettare.

Non sorprende che presto arrivò la polizia, e Moon pensò che fosse una buona idea mettersi alla guida di una Lincoln Continental nel piazzale (in altre versioni della storia è una Cadillac o una Roller convertibile) per fare una fuga veloce. Senza chiavi e con il freno a mano rilasciato, l’auto si spostò lentamente nell’area della piscina prima di finire in acqua del tutto. “Moon The Loon” fu quindi arrestato, mentre la band ricevette un divieto immediato a vita da tutte le proprietà dell’Holiday Inn. L’Holiday Inn non fu la sola catena a proibire a Moon e agli Who di frequentare i loro hotel: nel corso del tempo si aggiunsero Sheraton, Hilton Hotels e Waldorf Astoria.

Come se non bastasse ad alimentare la fama di folle, il 4 gennaio 1970 fuori dal pub Red Lion a Hatfield, nell’Hertfordshire, accadde un fatto mai chiarito a distanza di quasi 50 anni. I clienti del pub avevano iniziato ad attaccare la sua Bentley e Moon stesso il quale, ubriaco, aveva iniziato a guidare per sfuggir loro. Durante la manovra, Moon investì ed uccise il suo amico, autista e guardia del corpo, Neil Boland.

Dopo un’indagine da parte della polizia locale, il coroner giudicò accidentale la morte di Boland. Moon venne assolto con formula piena dall’accusa di omicidio colposo. La figlia di Boland, investigando sulla morte del padre, interrogò i testimoni del fatto. Arrivò alla conclusione che Moon non era alla guida del veicolo quando la disgrazia ebbe luogo. Gli amici stretti di Moon dissero che lui si sentì in colpa per la morte di Boland per il resto della sua vita. Secondo Pamela Des Barres, fidanzata di Moon per tre anni, di notte egli aveva spesso incubi sull’accaduto, e si svegliava nel cuore della notte urlando e dicendo che non aveva il diritto di essere vivo.

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Dal libro “Sto con la band”, foto di Pamela Des Barres e Keith Moon.

Gli scherzi

Alice Cooper, il rocker gotico di “School’s Out” che ha sperimentato la sua giusta dose di stravaganza negli anni Settanta (vi rimandiamo all’articolo in cui ha impersonato Giuda: Jesus Christ Superstar Live in Concert), raccontò: “Nessuno poteva competere con Keith Moon. Pensala in questo modo: circa il 40% di quello che hai sentito su di me o Iggy o Ozzy è probabilmente vero. Tutto ciò che hai mai sentito di Keith Moon è vero e ne hai sentito solo un decimo. Era venuto a Los Angeles e si fermava per una settimana. Uscii per una sessione di registrazione e tornai a casa, trovando Keith vestito come una cameriera francese “.

Le fantasie di Ketih Moon riguardavano non solo i momenti privati, ma anche quelli professionali. Le esibizioni dal vivo del gruppo spesso culminavano in scoppi di violenza incontrollata da loro stessi definiti “arte autodistruttiva”, con la band che distruggeva letteralmente il proprio equipaggiamento sul palco. In occasione dell’esibizione del gruppo nel corso del programma televisivo The Smothers Brothers Comedy Hour del 1967, Moon nascose dell’esplosivo in una delle grancasse della sua batteria. Durante il finale di My Generation, scalciò via la grancassa innescando la carica. L’intensità dell’esplosione bruciacchiò i capelli di Townshend e causò il ferimento dello stesso Moon al quale si conficcò nel braccio un frammento dei piatti. In aggiunta, durante un suo assolo di batteria alla televisione, Moon riempì di acqua e pesci rossi la grancassa, presentandosi lui stesso vestito da gatto.

Si conta che tutti i danni attribuiti a Moon, sia personali che professionali, ammontino a circa 500.000 sterline!

Dopo The Who

Pian piano, gli Who si “diedero una calmata” e Pete Townshend cercò sbocchi creativi altrove. Keith Moon si trasferì in California e ottenne vari cameo in diversi film, in particolare in That’ll Be The Day (1973) e nel suo sequel Stardust (1974), come il batterista in un fittizio gruppo rock guidato da David Essex. Ha anche completato un album solista, Two Sides Of The Moon (1975) prima di tornare nel Regno Unito nel 1977.

L’anno successivo, nel 1978, dopo un decennio di vita sopra le righe, Keith Moon era una versione gonfia e oscura di se stesso, un uomo che pensava di avere molto di più dietro di sé che di fronte. Il 7 settembre 1978, dopo aver trascorso la serata con Paul McCartney e sua moglie Linda, ritornò a casa con la sua fidanzata, Annette Walter-Lax, e prese una quantità eccessiva di pastiglie di clometiazolo prescritte nella sua terapia contro la tossicodipendenza. Iniziò a vedere a letto il film L’abominevole dottor Phibes, chiese ad Annette di cucinargli una bistecca e delle uova e poco dopo morì nel sonno quella stessa notte, all’età di trentadue anni.

Keith ha vissuto tutta la sua vita come una fantasia”, afferma il cantante della band, Roger Daltrey. “Era l’uomo più divertente che abbia mai conosciuto, ma era anche il più triste. Ho visto Keith in momenti terribili. L’ho visto al suo apice, ma poi l’ho visto al suo livello più basso. Keith è qualcuno che amo profondamente, ma che era un personaggio profondamente turbato. Penso che fosse forse autistico, forse anche con un tocco di Asperger. Aveva un talento incredibile ma era completamente incontrollabile. Non solo un po’ incontrollabile, completamente incontrollabile! Quindi, quando si trattava delle cose che voleva davvero fare, come diventare un attore, poteva fare una ripresa ed essere meraviglioso. Ma quando stai girando un film, devi farlo dieci volte e ovviamente ogni sua interpretazione è stata completamente e totalmente diversa. Ma è stato geniale“.

Omaggio a Keith Moon

A proposito di cinema, un film biografico sul musicista è in lavorazione dal 2013, ma si è bloccato negli ultimi anni. Il frontman degli Who Roger Daltrey in una recente intervista nel 2018, come riporta l’NME, ha confermato che il progetto del film è nuovamente iniziato.

Parlando con Matt Everitt della BBC Daltrey ha dichiarato: “Devo trovare un Keith Moon. La cosa sarà molto, molto dipendente dall’attore e dagli occhi dell’attore. Perché Moon aveva occhi straordinari.

In attesa del film biografico dell’artista, se si vuole approfondire l’incredibile storia di Keith Moon vi rimandiamo a questa graphic novel Who are you? The Life and Death of Keith Moon di Jim Mccarthy e Marc Olivent, tratta da una più completa biografia del batterista, che s’intitola Dear Boy, scritta da Tony Fletcher. Il titolo Dear Boy non è a caso. Come detto poco fa, a Moon piaceva recitare e si presentava con un pomposo accento inglese, influenzato in parte da uno degli ex manager della band: Kit Lambert. Iniziò quindi anche ad usare la frase “Dear Boy” in maniera molto affettata quando si rivolgeva alle persone, un’espressione che aveva rubato proprio a Lambert.  Il magazine Record Collector ha definito il volume “una delle grandi biografie del rock”.

Nel 2008, l’English Heritage ha rifiutato una domanda di assegnazione di una blue plaque (targa commemorativa apposta in un luogo pubblico del Regno Unito) a Moon. Parlando con The Guardian, lo scrittore Christopher Frayling ha affermato ironicamente: “hanno deciso che il cattivo comportamento e il sovradosaggio di varie sostanze non erano una qualifica sufficiente“. La UK Heritage Foundation non era d’accordo con la decisione dell’English Heritage, e presentò  una targa che è stata svelata il 9 marzo 2009. Alla cerimonia erano presenti Daltrey, Townshend, Robin Gibb e Kit, la madre di Moon.

#extraordinaryeyes

#dearboy

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Targa dedicata a Keith Moon.

 

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