Il 27 aprile 1810 Ludwig Van Beethoven compone Für Elise (in italiano Per Elisa), una delle melodie più famose al mondo. Ma sapete qual è la sua storia? In realtà c’è un grande mistero, ancora oggi, che quest’opera porta con sé.
Prima di scoprirlo insieme e guardare al contesto dell’opera, facciamo un po’ il ritratto di Ludwig van Beethoven. Questo ci aiuterà a capire meglio la storia di Für Elise.
Chi era Ludwig van Beethoven?
Conosciuto in tutto il mondo, questo geniale artista non smetterà mai di stupirci. Nato nel 1770 e morto nel 1827 a Vienna, Ludwig van Beethoven è uno dei più famosi compositori di musica. È una delle ultime grandi figure del classicismo viennese, anche se è descritto come “inclassificabile”. É un unicum, un po’ come Mozart in effetti, che lo ispirò molto: non se ne trovano proprio tanti così!
Noto soprattutto per la sua musica sinfonica, ha anche lasciato il segno nella musica da camera. Il genio di Beethoven sta nella sua capacità di continuare a fare musica nonostante la sordità che lo colpì prima dei trent’anni.
A dispetto di tutto ciò, oggi dobbiamo a Ludwig van Beethoven decine e decine di opere musicali, che vanno dalla sinfonia al concerto o al quartetto d’archi.
Tra le sue opere più note, ricordiamo tra le altre:
- Le creature di Prometeo
- La vittoria di Wellington
- Il Concerto per violino in re maggiore
- Fantasia per pianoforte in sol maggiore
- Cristo sul monte degli Ulivi
E ovviamente uno dei suoi pezzi più famosi… Für Elise.!
Contestualizzazione di Für Elise
Nel 1809, disperato di non riuscire a vivere come avrebbe voluto in questa città che gli sembrava troppo frivola per ascoltare ciò che aveva da gridare così forte, Beethoven era pronto a lasciare Vienna.
Una giovane donna, Maria Erdödy, per quanto semiparalizzata e regolarmente distrutta da stati depressivi, sa come trattenerlo, non con qualche manovra amorosa, ma convincendo tre mecenati a garantire che Beethoven possa vivere libero da ogni preoccupazione materiale.
Sono tre giovani ricchi amanti della musica: il principe Lobkowitz, suo cognato, il principe Kinsky, e l’arciduca Rodolfo. Spinti da lei, redigono un atto ufficiale con il quale si impegnano a pagare a Beethoven una pensione annua di 4000 fiorini.
In cambio, il compositore rimarrà a Vienna per praticare la sua arte. È abbastanza per rendere felice Beethoven? Ovviamente no, ma abbastanza per permettergli di lanciarsi attivamente nel suo quinto concerto per pianoforte… in un momento in cui si stanno attivando i preparativi per la mobilitazione di una nuova guerra contro la Francia.
Il sogno dell’amore
Dobbiamo anche dire che i rapporti di Beethoven con le donne sono sempre stati complicati: qualche anno prima, il suo amore per Giuseppina di Brunswick sembrava potesse succedere dopo la morte del marito, ma la giovane si è comunque allontanata.
Anche Maria Erdödy, dopo averlo fatto stare a Vienna, ruppe con l’uomo per il quale aveva fatto tanto. Beethoven, come abbiamo detto poco fa, si sente confinato nella città di Vienna da cui di solito gli piace fuggire per respirare la natura.
Un giorno in cui si avventura in una breve passeggiata e prende appunti sul suo taccuino, viene addirittura arrestato per alcune ore: è sospettato di spionaggio! A peggiorare le cose, avendo Napoleone deciso di distruggere i bastioni della città, le sue povere orecchie malate devono ancora subire il rombo delle mine sotto le sue finestre!
I mesi che seguirono lo lasciarono indigente, pur restando attaccato all’idea di un amore coniugale, che ha messo in musica nel suo Fidelio. Presto apparirà nella sua vita Bettina Brentano, la giovane amica di Goethe, grande interprete del romanticismo.
L’arrivo di “Elise”
Ma, prima ancora, Beethoven sarà esaltato per una giovane donna piena di fascino e di spensierata allegria.
Sorella di Anna Malfatti, fidanzata di un suo amico, tramite il quale l’ha conosciuta, questa giovane aristocratica di 18 anni, nata nel 1792, si chiama Thérèse Malfatti von Rohrenbach zu Dezza.
Non appena Beethoven la vede, se ne innamora. Le scrive, si prende cura del suo outfit (concessione moderna) quando sa che la incontrerà, prende anche in prestito uno specchio per “farsi figo”.
Ma questa fanciulla non ricambia molto il sentimento di Beethoven, anche se forse gli ha fatto intravedere la possibilità di amarlo. Senza ulteriori esitazioni, nel maggio 1810, il compositore andò a chiedere la mano della fanciulla al padre, Jacob Malfatti von Rohrenbach, che aveva solo un anno più di Beethoven.
Tuttavia, non fu tanto la differenza di età, che era accettata all’epoca, ma piuttosto semplicemente il fatto che né lei né suo padre vedevano l’utilità di questo matrimonio, che risultò in un rifiuto. Quando la sua richiesta viene rifiutata, Beethoven si sente
“scagliato dalle regioni di più alta estasi in una profonda caduta”.
La composizione di Für Elise
Tutto quello che gli resta da fare è bere, scavare dentro se stesso, vagare di notte e comporre per vivere un’altra vita.
Possiamo dire che tutto questo sarebbe stata solo una tappa in più nei difficili rapporti di Beethoven con le donne se questa Thérèse Malfatti avesse solo compiuto questo passaggio fulmineo nella sua vita.
Ma vi ha lasciato il segno anche attraverso una breve opera pianistica che resta oggi una delle più famose del compositore, anche se pubblicata solo dopo la sua morte: si tratta della Bagatelle in la minore, WoO 59.
Nella numerazione classica, WoO è l’abbreviazione di un termine tedesco che significa “Werke Ohne Opuszahl”. In italiano significa “lavorare senza opera”, nel senso che Für Elise non doveva quindi diventare una vera e propria composizione musicale. Infatti questa Bagatelle rimase in un fascio dei suoi manoscritti fino alla morte del compositore nel 1827.
La scoperta del manoscritto
Fu infatti solo nel 1865 che il musicologo Ludwig Nohl scoprì il manoscritto. Ma il documento è in cattive condizioni e di difficile lettura. Ludwig Nohl si concentra sulla musica, che restaura, prima di osservare la dedica manoscritta: legge “für”, cioè per, poi un nome di cui distingue nettamente le ultime due lettere “SE”.
Non riesce però a decifrare decifrare l’inizio, perché c’è una sorta di blocco d’inchiostro che anche l’analisi con una lente d’ingrandimento non mostra nulla di chiaro.
Queste due lettere potrebbero essere, in effetti, la fine del nome Thérèse, ma questo forse non lo sapremo mai.
Diverse ipotesi sono infatti ancora valide oggi sul perché il pezzo, a distanza di 40 anni dalla sua composizione, è stato chiamato Für Elise.
1a ipotesi: Ludwig Nohl avrebbe scelto il nome Élise perché suonava bene.
2a ipotesi: Ludwig Nohl avrebbe dedicato questa partitura a una donna del suo tempo chiamata Élise ma di cui non sappiamo nulla.
Nel 2014 musicologo italiano Luca Chiantore ha avanzato l’ipotesi, descritta in dettaglio nel suo Beethoven al Pianoforte, che il pezzo come oggi lo conosciamo sia stato in realtà assemblato da Nohl, e non da Beethoven. Avremo risposta anche su questo mistero? Forse no.
Conclusione
Probabilmente, in fin dei conti, non importa il nome del pezzo. Resta il fatto che questa Bagatelle , stampata nel 1867 con il nome Für Elise, divenne presto di gran moda nei salotti, grazie alla sua melodia affascinante e alla semplicità della sua esecuzione.
E resta il fatto che se Beethoven non ha mai scritto una Per Elisa, ha comunque composto una melodia affascinante in memoria di una giovane ragazza che potrebbe aver amato o creduto di amare e che così, sotto un altro nome, rimane per sempre nella memoria degli amanti della musica. Tutto questo senza che lei lo abbia mai sentito questo spartito o lo abbia mai visto: Thérése morì nel 1851, sedici anni prima dell’uscita di Für Elise.
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