Oggi, 20 gennaio, ricorre l’anniversario della morte di Alan Freed (1921-1965), conosciuto anche come Moondog, deejay e conduttore radiofonico statunitense.
Perché lo ricordiamo? Chi è Alan Freed?
Alan Freed fu il primo dj a far conoscere il termine “Rock and Roll” al pubblico americano bianco, nonché a coniare tale termine. Non a caso parliamo di pubblico americano “bianco” poiché, nel 1951, Freed iniziò una trasmissione radiofonica dal titolo “Moondog Rock ’n’ Roll party” per diffondere la musica nera tra i ragazzi bianchi.
Infatti l’espressione rock and roll è un’evoluzione del termine rocking, un termine utilizzato ancora prima degli anni ’40 dai cantanti gospel nel Sud degli Stati Uniti, per indicare qualcosa di simile all’estasi mistica.
Qualche anno più tardi, il musicista blues Roy Brown nel ’47 lo usò nella sua canzone Good rocking tonight con un significato ben diverso: la parola rock era apparentemente riferita al ballo ma celava in realtà un’allusione al sesso.
Il rhythm & blues, il country, la musica popolare americana si evolvono proprio in quegli anni diventando rock, e così introducendo adolescenti bianchi di periferia in una cultura che sembrava più esotica, elettrizzante e illecita di qualsiasi altra cosa avessero mai conosciuto.
Attraverso ritmi più aggressivi e argomenti licenziosi, il rock and roll diventa non solo un eufemismo per il sesso, per l’abbandono, per il “dondolio sensuale” ma, di conseguenza, la musica del Diavolo, sublimata all’inizio degli anni 50’ nell’uomo più “demoniaco” mai conosciuto, Elvis Presley (Hail to “The King” ) .
Sì, Elvis, The King, the Pelvis, una sorta di dio che, dondolando il bacino con lascivia, ha ingravidato pletore di ragazze attraverso il tubo catodico.
Uno che ha vissuto una vita rock n’ roll, accusato di razzismo, perseguitato dalle associazioni religiose, stravagante al limite dello squilibrio psichico ma pur sempre una leggenda.
Con lui e dopo di lui nel panorama delle leggende del rock & roll, l’enigmatico Hank Williams, affetto da spina bifida, che fece pagare 14.000 spettatori per assistere al suo matrimonio.
O Chuck Berry, che a fine anni ottanta comprò un ristorante e nel 1990 venne accusato da molte donne di aver installato una videocamera nei bagni delle signore per spiarle a loro insaputa.
Oppure Little Richard il quale, dopo una vita di dissolutezze, lasciò le scene, dichiarando che non era possibile conciliare una carriera da rockstar con la volontà di servire il Signore.
O ancora Jerry Lee Lewis, che si unì in matrimonio con sua cugina di terzo grado. Quando i due si sposarono lei aveva tredici anni.
Indubbiamente, a confronto di certe vite decisamente rock & roll, quella di Alan Freed, accusato dello scandalo payola (aver accettato denaro per agevolare la messa in onda di brani di particolari case discografiche) e morto di cirrosi epatica, lo fa sembrare quasi un pivello.
Un pivello che ha però coniato un termine per incanalare una musica che ha cambiato per sempre il pensiero, la cultura di massa ma, soprattutto, la vita di tantissime persone.
Thank you Alan and rock on!
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